Cari amici,
anche questa settimana la newsletter di UPG prende spunto da un vostro contributo e la cosa mi fa felice, perché, lo ripeto, questo spazio ha certamente la funzione di approfondire le tematiche dell’attualità “politica” ippica, ma anche, o forse soprattutto, quello di discutere e cercare di rispondere alle questioni che ritenete necessario approfondire.
Come riportato nel titolo, l’argomento di oggi è legato al circuito di selezione e la lettera che mi ha inviato il nostro Socio Carlo Polci, pone un argomento centrale che vi riporto integralmente: “…Che l’Italia possa perdere alcune pattern e ne abbia ben 20 a rischio il prossimo anno può anche essere spiegato dalla nostra situazione ma che, parimenti, fra Francia, Germania e Irlanda ne abbiano ben 18 anche loro (a rischio, ndr) mi fa dire che c’è una stortura evidente“.
Una affermazione forte, che mette in discussione le fondamenta stesse del sistema su cui si basa l’EPC (European Pattern Committee). Esagerazione nata da una comprensibile amarezza post ennesima batosta sulle nostre corse? Oppure giusta considerazione, di chi, vedendo la questione diciamo da fuori, ha una prospettiva differente e scevra dai condizionamenti di chi magari opera da anni sul tema?
Prima di ogni valutazione analizziamo la questione partendo dall’inizio, cioè dal meccanismo, spiegato in estrema sintesi, che sta alla base della valutazione di ogni prova e che alla fine porta a promozioni o retrocessioni.
Le corse di selezione vengono annualmente valutate attraverso la media del rating dei primi quattro cavalli arrivati. Il valore ottenuto viene a sua volta messo in media con lo stesso dei due anni precedenti. In buona sostanza, il valore di una data corsa utilizzato dall’EPC nella riunione di poche settimane fa è frutto della media matematica dei rating medi della determinata corsa negli anni dal 2022 al 2024. Tale numero viene poi rapportato a un valore di riferimento legato allo status della corsa. Per capirci si passa dai G1 con un riferimento pari a 115, ai 110 dei G2, ai 105 dei G3 fino ad arrivare alle Listed con 100, questo in linea generale perché poi determinate prove, ad esempio le corse dei 2 anni oppure quelle per femmine hanno parametri di riferimento differenti, per capirci leggermente più bassi.
Come si può ben comprendere, se il valore medio, basato sugli ultimi tre anni, della corsa è superiore a quello di riferimento dello status, la prova in esame è passibile di upgrade, al converso se è sotto lo standard di riferimento, può o deve essere retrocessa. Ripeto, questo in linea generale e senza voler scendere nei tanti tecnicismi interni (quorum necessario per promuovere o retrocedere una corsa ecc. ecc.) che per il nostro discorso non ha senso qui richiamare. Nell’esempio italiano, la retrocessione di 6 listed e due Gruppi è dovuta dunque in origine al fatto che la media di valore del rating di queste corse negli ultimi tre anni è stata inferiore, in taluni casi anche sensibilmente, al valore di riferimento minimo che dovevano raggiungere.
Spiegata a grandissime linee la tecnica di calcolo, passiamo al vero cuore della riflessione: è questo un sistema corretto di gestione e valutazione del circuito Pattern oppure, come scritto da Carlo, esiste una stortura evidente?
Da qui parto, non rivolgendomi solo al nostro Socio, ma a tutti voi nella speranza si possa aprire un dibattito sul tema.
Che sia una metodologia tendenzialmente corretta non penso si possa obiettarlo. Sicuramente per certe corse in determinate Nazioni ci sarà un occhio di riguardo speciale, vuoi perché sono corse storiche (penso ad esempio alle valutazioni di certe edizioni del Derby inglese) oppure vuoi perché appartengono a Nazioni leader nel nostro galoppo europeo. Tutto il mondo è Paese e sinceramente tale attenzione non mi stupisce troppo, anche perché parliamo di poche prove questionabili e non di uno stravolgimento delle basi del sistema, infatti al netto di tutto i numeri sono numeri e se nelle nostre corse, o come ci ha ricordato giustamente il Dottor Polci, anche in molte corse estere, i cavalli al palo non raggiungono un determinato livello non è certo colpa dell’EPC. Anzi spesso all’EPC chiudono un occhio con noi e pure con altri (giova sempre ricordarlo), e magari fanno finta che certi rating abbiano davvero una rispondenza tecnica e non siano invece opera di una mano particolarmente gentile.
Quindi perché dover modificare un sistema che tutto sommato ci da un responso corretto e che magari con piccoli accorgimenti (ad esempio prendere in considerazione solo i primi tre arrivati o altro) potrebbe funzionare ancora meglio?
Semplice, perché questa metodologia di valutazione nel lungo periodo non fa il bene del sistema galoppo europeo e internazionale.
L’obiettivo di fondo dell’EPC, come di qualsiasi organismo sovranazionale dovrebbe essere lo sviluppo del nostro sport, che significa anche la sua diffusione nel maggior numero di Nazioni e la salvaguardia dello stesso nei Paesi dove già esiste. Sono convinto che questo fine è condiviso da tutti i rappresentanti interni all’EPC, però la verità è che non è possibile perseguirlo attraverso il sistema dei rating.
Non è sostenibile continuare a perdere decine di corse (tra Gruppi e Listed) ogni anno, nell’ultima riunione ne sono state retrocesse 16 e in aggiunta la Gran Bretagna se ne è auto-retrocesse altre 3. Soprattutto non è sostenibile se a perderci sono in massima parte i Paesi periferici, vedi Italia, Germania, oppure Turchia e in parte pure la stessa Irlanda che, assieme con Inghilterra e Francia, fa parte del trio guida del nostro galoppo europeo. Se parliamo di Paesi periferici dobbiamo anche ricordare che questi sono poi anche quelli che hanno meno prove di selezione già in partenza e dove quindi ogni perdita ha un peso ben superiore rispetto a un retrocessione di una corsa nei “Magnifici 3”.
Per il prossimo anno le corse a rischio saranno ben 42, di cui 20 in Italia come ricordato qui sopra, ma anche 18 tra Francia (6), Germania (7) e Irlanda (5), tutto nella norma?
L’Italia sconta certamente dei problemi ulteriori rispetto a quelli prettamente tecnici, ma la Germania, per esempio e come ricorda il Socio nella sua lettera, non ci pare sia un esempio ippicamente negativo, né dal punto di vista della serietà del sistema e neppure dal lato della qualità dei suoi cavalli, i risultati degli ultimi anni sono lì a dimostrarlo.
In aggiunta non possiamo neppure pensare che questa discesa sia un modo per posizionare l’ippica di un Paese al livello che merita e consentirle di ripartire. Non è così, perché con questo sistema dei rating è davvero improbo pensare a una risalita, lo si vede dai pochissimi, e pure secondari ammettiamolo, upgrade di quest’anno, solo 3 di cui due nuove Listed (scelta autonoma) e un passaggio da Listed a G3, il Salsabil a Navan (Ire).
La realtà è che se retrocedi entri in un circolo vizioso dal quale ben difficilmente riesci a uscire. La corsa retrocessa ha meno appeal, quindi viene più facilmente snobbata dai cavalli in grado di portare un rating elevato e quindi avrà una tendenza a perdere continuamente di valore. Questo nel caso di una sola corsa retrocessa, ma pensate agli effetti su un sistema nazionale che si vede retrocedere parecchie corse ogni anno. Che dite, vi ricorda qualcosa?
Paradossalmente, ma nemmeno troppo, questa critica è implicita nelle stesse deduzioni finali di Jason Morris, CEO dell’EPC, il quale dice esplicitamente: “Quest’anno vede un’altra contrazione nel numero delle corse Pattern e Listed, da 856 nel 2022 siamo passati a 826 quest’anno (…) Ciò riflette un preoccupante declino generale nelle valutazioni delle corse europee di selezione, con un numero crescente di corse sottoposte a revisione, nel circuito dei 3 anni in particolare”. Ebbene tale continua contrazione sarà inarrestabile se procediamo con questo sistema.
Il sistema di valutazione attraverso i rating sarà pure il più corretto e il più indipendente, ma rischia di portare all’effetto opposto a quello desiderato, ovvero richiudere sempre di più il galoppo europeo in un piccolissimo circolo iper elitario tra UK, Francia e Irlanda. È questo che si vuole? Non lo credo.
L’EPC e le autorità ippiche europee dovrebbero ricercare una soluzione differente per far sì che lo sforzo di ogni Nazione verso il miglioramento venga premiato con la giusta assegnazione di corse di alto livello. Quello su cui si devono concentrare le autorità europee, a mio modo di vedere, è sulla definizione di una serie di obblighi e caratteristiche che una corsa di alto livello deve possedere per poter mantenere un determinato status. Non parlo solo di montepremi al palo, ovviamente fondamentale, ma anche di strutture adeguate per l’accoglienza degli attori protagonisti, cavalli e non solo, e del pubblico. Oppure di un adeguato sistema di promozione della corsa o infine di una serie di controlli che siano gli stessi ovunque in Europa. Infine anche una valutazione dell’importanza dell’ippica in quella data Nazione e della strategicità della stessa nel contesto europeo. In definitiva si tratta di creare un sistema che crei uno standard di riferimento, una certificazione, che deve essere adottato in tutte le sue parti se una data corsa vuole ottenere e mantenere un determinato status.
Esempio: programmare una prova di Gruppo a Madrid (così nessuno ci taccerà di partigianeria) per il sistema ippico europeo non ha la medesima rilevanza e ritorno mediatico di farlo in uno sperduto paesino irlandese, con tutto il rispetto per la passione ippica presente nell’isola di Smeraldo.
Si potrà obiettare che l’ippica nasce e vive di selezione in pista. Questo è innegabile e nessuno vuole toglierla, anzi, si tratta solo di veicolarla e utilizzarla per un fine di crescita del settore nella sua globalità. Se si creano le condizioni perché la tal corsa di G1 si corra solo a Baden Baden (anche qui esempio estero per evitare critiche) nel tal periodo, creando un sistema di promozione adeguato e con una dotazione elevata e soprattutto evitando che ci sia concorrenza “sleale” in altre parti d’Europa, fidatevi che molti dei migliori cavalli correranno lì e non a York o a Deauville. Si tratta di creare le condizioni per armonizzare il calendario e dare a tutti le condizioni per crescere, svilupparsi e soprattutto dare aria al motore del galoppo internazionale europeo.
Tornando alla situazione Italiana, credo porti maggiore beneficio al sistema ippico generale del Continente un approccio come quello qui sopra richiamato piuttosto che continuare ad accanirsi su una serie di retrocessioni che certamente saranno supportate dai numeri, ma che non fanno altro che massacrare il sistema interno, impoverirlo e alla fine porteranno alla sua totale marginalità.
Se il sistema del galoppo italiano per storia, strutture, investimenti può supportare oggi al massimo uno o due G1 (parlo per pura ipotesi) ha senso negargliene la possibilità sulla base di un sistema di rating? O piuttosto non è meglio che l’EPC chieda di seguire una serie di regole e crei le condizioni perché i cavalli migliori siano incentivati a partecipare alle nostre corse principali?
Con questo approccio differente le più importanti Nazioni ippiche europee perderebbero ovviamente qualche corsa di Gruppo, chiamatela piccola cura dimagrante, ma non perderebbero il loro ruolo di guida, anzi la loro leadership sarebbe ancora più riconosciuta e accettata dalle altre Nazioni, visto che il loro status sarebbe rinvigorito da una azione a beneficio del sistema nel suo complesso, che consentirebbe a tutte le realtà nazionali di avere una reale potenzialità di crescita e sviluppo. Inoltre questo modo di procedere potrebbe anche consentire di rapportarsi in modo più efficace al proliferare di corse milionarie in strutture magari fantascientifiche, ma che poco hanno a che vedere con una reale selezione.
Del resto questo discorso è quello che viene portato avanti in molti sport, pensate alla Formula 1 che sa bene come disputare un Gran Premio a Montecarlo sia un plus per il sistema anche se le macchine vanno come una normale berlina e sia impossibile sorpassare, ma anche come giustamente dice l’amico Carlo: “…Non è che l’Australian Open verrà declassato il prossimo anno anche se il numero 1 ha perso in semifinale e la finale l’hanno giocata il terzo ed il quarto, con il quarto vincitore…”
Che ne dite, siamo pronti a un nuovo approccio?
Antonio Viani
Presidente Unione Proprietari Galoppo